Tumore stomaco, in Italia meno del 20% scoperto in fase iniziale
Pazienti ed esperti: "Pdta nazionale sia inserito nei Lea"
In Italia meno del 20% dei casi di tumore allo stomaco è scoperto in fase iniziale, quando le possibilità di guarigione sono elevate e la sopravvivenza a 5 anni può raggiungere il 90%. Per questo pazienti ed esperti riuniti in occasione dell 8° Convegno nazionale di "Vivere senza stomaco, si può Odv", in corso oggi a Roma, sottolineano l'importanza di un Percorso diagnostico-terapeutico assistenziale (Pdta) nazionale che, però, non è previsto nel recente aggiornamento dei Livelli essenziali di assistenza (Lea) approvato dalla Conferenza Stato-Regioni. Lo scopo è aumentare il numero di diagnosi precoci, garantire a tutti i pazienti le terapie appropriate ed eliminare le differenze territoriali nell'accesso ai test diagnostici di immunoistochimica. "Solo un Pdta nazionale può garantire la presa in carico multidisciplinare all'interno di centri di riferimento e l'interazione sistematica tra le figure professionali - afferma Claudia Santangelo, presidente di Vivere senza stomaco, si può Odv -. Ci rivolgiamo alle istituzioni perché gli alimenti a fini medici speciali siano inseriti nei Lea. Ad oggi, l'accesso è ancora limitato con gravi disparità territoriali e, spesso, grava economicamente sui pazienti". Nel 2024, in Italia, sono stati stimati circa 14.100 nuovi casi di tumore dello stomaco (15mila nel 2023). La sopravvivenza a 5 anni raggiunge il 32%, rispetto al 25% della media europea. La mortalità negli uomini 20-49enni, in 15 anni (2006-2021), è diminuita del 38,6%. "I progressi delle terapie sono evidenti - spiega Nicola Silvestris, segretario nazionale Associazione italiana di oncologia medica (Aiom) -. Oggi abbiamo a disposizione diverse opzioni, dalla chemioterapia alle terapie mirate fino all'immunoterapia, anche in combinazione. La caratterizzazione del tumore con test diagnostici di immunoistochimica deve essere eseguita in ogni paziente, prima di definire la prima linea di terapia". "L'immunoistochimica è un test di laboratorio fondamentale per diagnosi, caratterizzazione e gestione del tumore, perché consente di identificare biomarcatori predittivi chiave - sottolinea Matteo Fassan (Università degli Studi di Padova Ulls2 Marca Trevigiana -. Questi dati sono cruciali per scegliere le terapie mirate più efficaci, migliorando la prognosi e l'efficacia delle cure. Vanno eliminate le differenze territoriali nell'accesso ai test".
O.Tse--ThChM